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Terrorism and trade unions in Italy

Italia
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Il 13 febbraio 2007 sono stati arrestati 15 terroristi delle Brigate Rosse che stavano preparando attentati a personalità della politica e dell’economia italiana. Fra gli arrestati, sette sono risultati iscritti alla Cgil. Il sindacato ha immediatamente sospeso gli arrestati dagli incarichi e, insieme a Cisl e Uil, ha avviato una discussione sul fenomeno, promuovendo manifestazioni ed incontri nelle città dove sono avvenuti gli arresti.

Background

Le Brigate Rosse (BR) sono un gruppo terroristico di ispirazione marxista-leninista che ha colpito drammaticamente la società italiana negli anni Settanta e Ottanta, con attentati, rapimenti e omicidi (fra cui quelli di molti importanti esponenti e studiosi del mondo del lavoro e della politica). Dopo un periodo di stasi, le BR sono tornate a colpire nel 1999 e nel 2002 uccidendo i professori Massimo D’Antona e Marco Biagi, entrambi giuristi del lavoro e, in quanto tali, collaboratori del governo e dei sindacati.

Dalla fine degli anni Novanta le forze di polizia hanno avviato indagini sulle nuove formazioni clandestine che sembravano molto diverse da quelle che avevano colpito l’Italia negli anni Settanta e Ottanta. Si trattava di gruppi isolati, non legati ai capi “storici” delle BR, in carcere o in clandestinità.

La svolta nelle indagini è avvenuta con l’arresto, nel marzo 2003, durante uno scontro a fuoco su un treno tra terroristi e polizia, di una donna che risultò a capo delle colonne romana e toscana delle nuove BR. In quell’occasione vennero sequestrati materiali di propaganda e alcuni archivi informatici, risultati di grande importanza per le indagini successive. Gli arresti del 13 febbraio 2007 hanno dato un duro colpo alle colonne brigatiste del Nord Italia. Fra gli arrestati 7 erano sindacalisti.

La struttura delle nuove BR

Gli interrogatori dei nuovi arrestati ed il materiale sequestrato hanno reso possibile agli investigatori delineare la nuova struttura del gruppo terrorista.

I nuovi gruppi sembrano, innanzitutto, meno isolati dalla vecchia organizzazione. Per la prima volta i vecchi capi delle BR hanno formalmente riconosciuto la nuova organizzazione. Le nuove BR sembrano, inoltre, avere lo stesso schema politico e operativo degli anni Ottanta: radicarsi nelle lotte sociali e accompagnare il “lavoro politico” e il reclutamento negli ambienti di lavoro e del sindacato con una “propaganda armata” che miri a distruggere e uccidere uomini e cose del rinnovamento e del riformismo (da qui l’attentato che stavano preparando i terroristi arrestati ai danni del professor Pietro Ichino, uno dei più importanti studiosi italiani di diritto del lavoro).

Le nuove BR operavano come un vero e proprio gruppo clandestino fra le città di Milano, Torino e Padova e non si escludono contatti con gli appartenenti alle grandi organizzazioni criminali in carcere (ndrangheta calabrese, camorra napoletana, cosa nostra siciliana).

Erano in possesso di molte armi - kalashnikov, mitragliette, esplosivo – ed erano organizzati in base ad uno schema rigidamente radicato nel territorio: “organismi di radicamento” distinti in “nuclei”, agenti in un determinato territorio, e strutture agenti in realtà ancora più piccole, le “cellule”, che lavoravano soprattutto nelle fabbriche. Il livello centrale organizzava iniziative di “scontro generale su temi fondamentali” mentre le attività locali dovevano reclutare i nuovi terroristi.

Il coinvolgimento del sindacato

La struttura delle nuove BR tende, quindi, come quella degli anni Ottanta, a “reclutare” nei luoghi di lavoro, facendo leva sulla delusione nei confronti della “sinistra borghese al governo” e sui giovani che non hanno vissuto la stagione di sangue degli anni Ottanta.

Fra gli arrestati del 12 febbraio c’erano 7 iscritti alla Cgil: quattro iscritti alla Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici), uno alla Filcem (Federazione italiana lavoratori chimici), una alla Filt (Federazione italiana lavoratori trasporti) e uno, dipendente delle Poste, iscritto al Slc (Sindacato lavoratori telecomunicazioni). Due degli iscritti alla Fiom erano componenti del consiglio direttivo della Fiom provinciale di Padova.

La reazione del sindacato

Colpito dagli arresti, il sindacato italiano ha reagito immediatamente. La Cgil ha sospeso gli iscritti coinvolti nelle indagini e, insieme alle altre due confederazioni, Cisl e Uil, ha avviato una campagna di discussione sul fenomeno.

Le tre confederazioni hanno organizzato una serie di incontri con i lavoratori e di manifestazioni nelle città dove sono avvenuti gli arresti. A Torino il 21 febbraio si è svolta una grande manifestazione alla quale hanno partecipato delegati sindacali, rappresentanti delle istituzioni (il sindaco di Torino, i presidenti di Provincia e Regione), della magistratura e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.

Tutti gli intervenuti sono stati d’accordo nel considerare l’appartenenza al sindacato dei terroristi una copertura in quanto il sindacato, come espressione di quel riformismo politico e sociale così osteggiato dai terroristi, costituisce il principale ostacolo ai loro disegni.

I commenti

Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, si preoccupa soprattutto della capacità dimostrata dalle BR di reclutamento di giovani lavoratori dimostrato dalle nuove BR e dal ruolo dei vecchi terroristi in questa azione di proselitismo: “Il vecchio è rappresentato da personaggi che hanno fatto parte della storia dell’eversione e provano a rialzare la testa dopo anni di silenzio e di clandestinità. Il nuovo è rappresentato da molti giovani, persone che si sono affacciate da poco nel mondo del lavoro e da poco risultano iscritte al sindacato”. Epifani rileva la difficoltà, per il sindacato, ad entrare in contatto con i giovani: “E’ la rapidità nei mutamenti nel lavoro che è impressionante”. I giovani “sono precari e non ci sono più i grandi luoghi di aggregazione sociale“ e, inoltre, “il sindacato contratta sempre meno nei luoghi di lavoro”.

Secondo Raffaele Bonanni, segretario confederale della Cisl, il sindacato può fare molto se è attivo e unito, nei posti di lavoro e fuori. Secondo Bonanni il sindacato dovrebbe portare un’innovazione su due aspetti molto delicati: il linguaggio - che deve evitare la delegittimazione dell’avversario e la sua descrizione come un nemico – e la partecipazione, “la sola arma dei non potenti per controbilanciare la forza dei potenti”.

Vilma Rinolfi,

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