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Con il referendum svoltosi nel mese di novembre è stata approvata l’intesa tra le parti sulla cessione di ramo d’azienda operata da Vodafone Italia. I lavoratori di Vodafone che saranno trasferiti ad un’altra società (Comdata) hanno approvato l’ipotesi di intesa, stipulata il 25 ottobre presso il Ministero dello Sviluppo Economico, tra le due aziende (Vodafone e Comdata) e i sindacati sulle condizioni della cessione. I dipendenti interessati dalla cessione di ramo d’azienda, annunciata lo scorso settembre, sono in totale 914 distribuiti su varie sedi territoriali.
L’esito del referendum
L’esito della votazione sull’accordo tra i sindacati di categoria (Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil) e impresa rispecchia le perplessità espresse dai lavoratori sull’operazione di cessione. L’accordo, infatti, è stato approvato con una maggioranza non schiacciante dei votanti (il 57,4%). I partecipanti al voto sono stati 707 su 914 aventi diritto (cioè tutti i dipendenti coinvolti nella cessione). Tra i votanti 406 lavoratori hanno espresso parere favorevole, 291 parere contrario all’accordo, mentre si sono contate 10 schede bianche e/o nulle. L’espressione di voto dei lavoratori ha segnalato orientamenti diversi tra le sedi della società: nella sede romana e in quella napoletana, infatti, sono prevalsi i no, in quella milanese i sì, ma solo con tre voti di scarto. Più convinti dall’ipotesi di accordo si sono, invece, mostrati i lavoratori delle sedi di Padova e Ivrea che hanno approvato l’accordo a larghissima maggioranza.
Contenuti dell’accordo
L’accordo definisce le condizioni della cessione con particolare riguardo alle tutele e alle garanzie per i lavoratori coinvolti. Questi gli aspetti di maggior rilievo:
- In primo luogo si stabilisce che, in caso di nuove assunzioni, Comdata applicherà ai nuovi assunti le stesse norme valide per i lavoratori di provenienza Vodafone, questo al fine di evitare il doppio regime contrattuale.
- Al punto successivo si chiarisce che ai lavoratori ceduti si applicheranno tutti i diritti e le tutele economiche e normative previste dagli accordi collettivi nazionali e aziendali nonché i benefit erogati dall’azienda. Questo significa che Comdata si impegna ad applicare ai lavoratori ceduti il CCNL delle Telecomunicazioni (IT0512305F), vigente per Vodafone, ed i contratti integrativi stipulati dall’azienda cedente che regolano, tra le altre cose, l’erogazione del premio di risultato.
- L’intesa specifica che, a seguito del trasferimento del ramo d'azienda, i dipendenti già iscritti al fondo pensionistico manterranno l'iscrizione allo stesso Fondo Telemaco.
- Comdata si impegna, nel testo dell’intesa, ad attuare un piano formativo teso a garantire lo sviluppo delle competenze e l'adeguato aggiornamento professionale delle risorse trasferite.
- Le due aziende, Vodafone e Comdata, si impegano a garantire la piena stabilità occupazionale per i 7 anni della commessa, fatte salve le dimissioni volontarie e i licenziamenti per giusta causa. La durata settennale della commessa, però, costituisce un oggettivo termine di verifica nella relazione tra Vodafone e Comdata che ha costituito oggetto di preoccupazione per i lavoratori.
- L’accordo stabilisce che in caso di fallimento del gruppo Comdata, Vodafone si debba impegnare a trovare un soggetto terzo presso cui far transitare senza soluzioni di continuità tutti i lavoratori o, in alternativa, a riassumere tutti i lavoratori in Vodafone.
- L’accordo prevede, ancora, che i lavoratori ceduti abbiano il diritto a non essere trasferiti fuori dal comune dove lavorano al momento della cessione.
- In chiusura dell’accordo si ribadisce la durata settennale della commessa e la possibilità di rinnovarla da parte di Vodafone. Inoltre si stabilisce che in ogni caso le attività non potranno essere subappaltabili. In questo modo Comdata non potrà ricorrere ad ulteriori sub-commesse per eseguire il lavoro cedutogli da Vodafone.
Reazioni delle parti
A pesare sul giudizio dei lavoratori ha concorso non tanto il merito dell’intesa, ma l’opportunità dell’intera operazione. Questa considerazione trova riscontro nelle parole dello stesso segretario generale dell’Slc-Cgil, Emilio Miceli, tra i firmatari dell’accordo, che a conclusione del voto ha ribadito il giudizio negativo della categoria sull’intera cessione (giudicata ‘sbagliata’), rispetto alla quale l’accordo rappresenta un tentativo di costruire un sistema di garanzie e tutele per i lavoratori interessati, ma non come un avvallo della cessione. Sotto accusa da parte sindacale, infatti, rimane la norma del decreto 276/2003 che consente la cessione di ramo d’azienda anche nei casi in cui non sussista una precedente autonomia funzionale del ramo oggetto di cessione. È questo il caso dei 914 lavoratori Vodafone, non organizzati in un’unica area funzionale autonoma.
Commentary
Gli aspetti positivi dell’accordo sono, nel complesso, significativi. Rimane però la perplessità dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali circa l’esternalizzazione non di una “funzione” aziendale, ma semplicemente di un migliaio di dipendenti. L’azienda ha infatti agito interpretando alla lettera il d.lgs 276/2003 che consente di esternalizzare rami aziendali per cui non viga una preesistente autonomia funzionale. Questo appare, in definitiva, l’aspetto più problematico dell’intera operazione di cessione.
Cristina Tajani, Ires Lombardia