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Il Governo approva il decreto anticrisi

Il 28 novembre scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto “decreto anticrisi”, che contiene le misure di politica economica individuate dal Governo per rilanciare la fiducia dei consumatori e delle imprese - oggi ai livelli minimi dal 1993 - e far così ripartire l’economia italiana. Gli imprenditori hanno apprezzato l’impianto generale del decreto, ma chiedono più risorse, mentre il principale sindacato dei lavoratori ha indetto al riguardo quattro ore di sciopero generale.
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Il 28 novembre scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto “decreto anticrisi”, che contiene le misure di politica economica individuate dal Governo per rilanciare la fiducia dei consumatori e delle imprese - oggi ai livelli minimi dal 1993 - e far così ripartire l’economia italiana. Gli imprenditori hanno apprezzato l’impianto generale del decreto, ma chiedono più risorse, mentre il principale sindacato dei lavoratori ha indetto al riguardo quattro ore di sciopero generale.

Le dimensioni della crisi in Italia

L’esplosione della crisi globale dei mercati finanziari ha infatti aggravato la situazione già difficile in cui versava l’economia italiana e tutte le previsioni mostrano uno scenario per i prossimi mesi in cui le condizioni si complicheranno ulteriormente.

Secondo le previsioni della Confederazione Generale dell’Industria Italiana (Confindustria), il Prodotto Interno Lordo italiano diminuirà dello 0,4% nel 2008 e dell’1,0% nel 2009. Secondo uno studio della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), inoltre, tra gennaio e novembre di quest’anno sono stati coinvolti dalle situazioni di crisi aziendale ed hanno beneficiato a vario titolo degli ammortizzatori sociali 362 mila lavoratori, pari a circa il 5% degli occupati nei settori coinvolti. Ancora, il Rapporto sull’industria 2008 della Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori (CISL) stima che nei prossimi due anni saranno a rischio 900mila posti di lavoro nei settori manifatturiero e delle costruzioni.

Le misure previste dal decreto

Di fronte a questo scenario il Governo, anche in seguito alle sollecitazioni ricevute dalle parti sociali, ha varato un decreto-legge recante “Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale” (decreto legge n.185/2008). Il decreto è composto da 36 articoli e prevede una copertura finanziaria di € 6,4 miliardi (a cui andranno aggiunti quelli derivanti dalle norme attuative delle singole misure). Le principali misure che riguardano direttamente lavoratori e imprese sono:

  • Bonus straordinario. Si tratta di un bonus annuale (previsto solo per il 2009) per famiglie, lavoratori, pensionati e non autosufficienti, che ha un importo variabile da un minimo di € 200.00 ad un massimo di € 1,000.00 in base al reddito. I beneficiari saranno le famiglie di lavoratori dipendenti con figli e i pensionati con un reddito annuo che non supera il tetto di € 22 mila.
  • Fondo per l'occupazione e la formazione. Il decreto istituisce un Fondo per l’occupazione e la formazione finanziato con risorse del Fondo per l’occupazione e con il Fondo per le aree sottosviluppate (FAS), da definirsi da parte del CIPE (Comitato Interministeriale per l'Economia) entro 30 giorni dalla conversione in legge. Il decreto però non stabilisce l’attribuzione complessiva di risorse al Fondo.
  • Detassazione dei premi di produttività. Il decreto estende al 2009 le misure sperimentali di detassazione dei premi di produttività introdotte dal “Protocollo su lavoro, welfare e previdenza” firmato dalle parti sociali e dal precedente Governo (IT0710029I, IT0712029I). Aumenterà inoltre la platea dei beneficiari, in quanto potranno usufruirne i lavoratori dipendenti del settore privato con un reddito non superiore a € 35 mila (non più € 30 mila come nel 2008). Aumenterà anche il monte premi cui sarà applicata la detassazione (che passa da € 3 mila a € 6mila). Non sarà invece prorogata la misura di detassazione del lavoro straordinario, anch’essa prevista dal protocollo del precedente Governo.
  • Ammortizzatori sociali. È prevista un'estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori di settori per i quali non sono previsti gli ordinari ammortizzatori (come ad esempio il commercio e il turismo), ai collaboratori a progetto, ai lavoratori interinali, e a quelli in apprendistato. In particolare per i collaboratori a progetto si prevede che si possa erogare una una tantum pari al 10% dei compensi percepiti nell’anno precedente al collaboratore a progetto che abbia operato in settori o territori definiti in crisi per almeno tre mesi in regime di monocommittenza e che risultino non avere avuto contributi versati per almeno due mesi.
  • Fisco per le imprese. Sono previste misure volte ad alleggerire il carico fiscale per le imprese, attraverso strumenti quali ad esempio le deducibilità e le riduzione degli acconti, la revisione degli studi di settore, il pagamento dell’IVA all’effettiva fatturazione dell’incasso.
  • Pagamenti della Pubblica Amministrazione. Il decreto prevede misure volte a velocizzare il pagamento dei crediti vantati dalla imprese nei confronti della P.A.

Il decreto prevede inoltre altre misure riguardanti ad esempio gli investimenti infrastrutture, le rate variabili dei mutui per la prima casa, il blocco delle tariffe di alcuni servizi pubblici essenziali e la sottoscrizione pubblica di obbligazioni bancarie speciali per finanziare gli investimenti delle famiglie e delle imprese.

Reazioni delle parti

Le organizzazioni sindacali

Le tre principali organizzazioni sindacali (Cgil-Cisl-Uil), pur apprezzando, in maniera diversa, il tentativo di estendere gli ammortizzatori sociali alle categorie di lavoratori oggi esclusi (apprendisti, collaboratori a progetto, interinali) hanno giudicato le misure del Governo insufficienti a contrastare gli effetti della crisi. Pirani, segretario confederale della Uil (Unione italiana del lavoro), infatti, giudica inadeguate le risorse stanziate dal decreto e comunque inferiori alle indicazioni dell'Unione Europea, mentre Santini della segreteria nazionale Cisl (Confederazione italiana sindacati lavoratori) chiede al Governo stanziamenti specifici per il Mezzogiorno del paese. Le iniziative sindacali, però, non sono state fin qui unitarie. Particolarmente critica verso il Governo si è mostrata la Cgil (Confederazione italiana generale del lavoro) che proprio contro le modalità di gestione della crisi da parte dell'Esecutivo ha indetto uno sciopero generale di 4 ore per tutte le categorie il 12 dicembre. La Cgil, contestualmente all'indizione dello sciopero generale, ha presentato un proprio piano 'anticrisi' articolato in 6 punti che prevederebbe l'impegno, da parte del Governo, di circa 1,5 punti di Pil (prodotto interno lordo) tra il 2008 e il 2009, di cui lo 0,7% entro l'anno. Inoltre il piano richiede:

  • l'istituzione di un tavolo congiunto tra Governo e Parti Sociali per la gestione dell'emergenza crisi;
  • l'estensione dell'accesso agli ammortizzatori sociali a tutte le categorie di lavoratori che ne sono prive (in particolare i lavoratori a termine e i collaboratori) con stanziamenti economici certi;
  • misure per sostenere redditi e pensioni attraverso la detassazione della tredicesima mensilità e la revisione del sistema di calcolo per determinare l'aumento delle pensioni;
  • un impegno di risorse consistente nei settori della scuola e della ricerca che hanno visto una decurtazione di risorse ed uno sciopero generale nel mese di ottobre (IT0810059I) e nelle infrastrutture;
  • riformulazione del welfare nella direzione dell'ampliamento dei beneficiari, in particolare a favore dei giovani, dell'infanzia e delle persone non autosufficienti;
  • misure in favore della regolarizzazione degli immigrati, in particolare si richiede la sospensione della norma di legge che lega la durata del permesso di soggiorno a quella del contratto di lavoro.

Le associazioni datoriali

Dal lato delle imprese le reazioni sono state positive in linea generale, ma con qualche riserva riguardo all’entità delle risorse stanziate. In particolare, il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ha dichiarato che il pacchetto di misure approvate dal Governo va nella direzione giusta, ma servono più soldi per le imprese, per le famiglie e per gli ammortizzatori sociali. Gli imprenditori concordano con la scelta di un intervento pubblico nel capitale delle banche, con la sottoscrizione di bond perpetui, vincolando gli istituti a dare maggior credito alle aziende: su questo fronte – ha detto Marcegaglia – servirà un monitoraggio serio. Infatti, ciò che le imprese - soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, che sono la spina dorsale del sistema industriale italiano - temono maggiormente, è che la crisi finanziaria si riversi su di loro attraverso una stretta creditizia da parte delle banche. Disappunto gli imprenditori lo hanno espresso invece riguardo al blocco per legge delle tariffe dei servizi pubblici, che dovrebbero piuttosto scendere per effetto delle normali leggi di mercato.

Secondo gli imprenditori, inoltre, l’azione dell’Unione Europea è deludente e rischia di produrre disuguaglianze sul mercato, con ripercussioni negative soprattutto per l’Italia. Infine, gli imprenditori ritengono che anche la Banca Centrale Europea abbia sbagliato le ultime mosse, aumentando il costo del denaro a luglio, quando le difficoltà dell’economia erano già evidenti, e tagliando troppo poco i tassi negli ultimi mesi.

Edoardo Della Torre and Cristina Tajani, Eiro Italy

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