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La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) si prepara al XVI congresso

Italia
Il direttivo nazionale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) ha formalmente avviato, nel mese di novembre, l’iter del XIV congresso dell’organizzazione sindacale più grande, in termini di iscritti, del paese. Il direttivo nazionale ha inoltre licenziato i due documenti politici su cui si svolgerà la discussione congressuale.

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La discussione congressuale si farà sulla base di due documenti politici contrapposti

Il direttivo nazionale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) ha formalmente avviato, nel mese di novembre, l’iter del XIV congresso dell’organizzazione sindacale più grande, in termini di iscritti, del paese. Il direttivo nazionale ha inoltre licenziato i due documenti politici su cui si svolgerà la discussione congressuale.

Il calendario congressuale

La riunione del direttivo nazionale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), organismo sovrano dell’organizzazione, svoltasi nel mese di novembre, ha formalmente dato l’avvio al XIV congresso del sindacato che si concluderà a Rimini dal 5 all’8 maggio 2010. All’assise conclusiva parteciperanno, secondo il regolamento approvato dal direttivo, 1.043 delegati in rappresentanza di oltre 5,7 milioni di iscritti. Gli iscritti avranno la possibilità di discutere e votare i due documenti licenziati dal direttivo nelle assemblee che, a partire dal 9 dicembre, si svolgeranno a livello territoriale e di luogo di lavoro. Inoltre, il regolamento stabilisce che i congressi regionali si svolgano dal 15 al 25 marzo e quelli di categoria dal 26 marzo al 17 aprile.

Un congresso su tesi contrapposte

Il precedente congresso (IT0603039I), svoltosi nel 2006, aveva visto la presentazione di un unico documento politico rispetto al quale erano stati presentati alcuni emendamenti dalle aree di minoranza vicine alla sinistra radicale ed alla categoria dei metalmeccanici (Fiom). In questo caso, invece, la discussione congressuale si svolgerà sulla base di due documenti contrapposti: uno presentato dall’attuale segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, e l’altro presentato dal segretario generale della federazione dei bancari (Fisac), Domenico Moccia, con il sostegno dei leader di altre due importanti categorie: il segretario generale della Funzione Pubblica (FP), Carlo Podda e il segretario generale della federazione dei metalmeccanici (FIOM), Gianni Rinaldini. Il voto sui documenti, che si è svolto nel direttivo di novembre, ha consegnato alla tesi sostenuta da Guglielmo Epifani il sostegno della maggioranza dei dirigenti eletti nel direttivo allo scorso congresso. Su 177 membri del direttivo, infatti, il documento del segretario generale ha incassato il sostegno di 144 sindacalisti, pari all’81,36% dei componenti. Mentre il documento alternativo si è fermato al 18,64% dei consensi (33 membri del direttivo). Il voto degli iscritti, però, potrebbe modificare queste proporzioni. Stime interne all’organizzazione, infatti, accreditano il documento alternativo presentato da Moccia intorno al 25% dei consensi tra gli iscritti.

I contenuti dei documenti

I due documenti, che si intitolano rispettivamente ‘I diritti e il lavoro oltre la crisi’ primo firmatario Guglielmo Epifani, e ‘La Cgil che vogliamo’ il cui primo firmatario è Domenico Moccia, segretario generale della Fisac, si distinguono in primo luogo nel giudizio sul recente passato del sindacato. Il primo documento, infatti, si pone in continuità con le scelte strategiche dell’organizzazione, compresa la rottura con Cisl e Uil determinatasi con il rifiuto della Cgil di sottoscrivere il Protocollo sulla riforma del modello contrattuale (IT0902059I).

La strategia proposta dal segretario generale, infatti, consiste nel superare la frattura con le altre organizzazioni sindacali confederali (Cisl e Uil) attraverso la chiusura di contratti unitari a livello settoriale, così com’è già avvenuto nel caso del contratto del settore alimentare (IT0910029I) e di quello delle telecomunicazioni (IT0911019I). I contenuti di questi accordi unitari dovrebbero, nei fatti, superare gli elementi di divisione contenuti nel Protocollo sul modello contrattuale, in particolare in materia di aumenti salariali (che dovrebbero essere superiori a quelli consentiti dall’indice contenuto nel Protocollo sul sistema contrattuale) di contrattazione di secondo livello e di enti bilaterali (IT0902059I).

Una profonda discontinuità con il passato è, invece, la richiesta che emerge dal documento alternativo a quello di Epifani. Gli estensori di tale documento rimproverano al gruppo dirigente della Cgil di aver tenuto, negli ultimi anni, una linea ‘segnata da continui aggiustamenti tattici che progressivamente hanno oscurato la coerenza e la linearità dei comportamenti, mettendo in forse l’esistenza di una linea strategica a guida delle azioni quotidiane’. Il richiamo ad una Cgil maggiormente autonoma e conflittuale, attraverso ‘una rinnovata autorevolezza della proposta complessiva e visibilità, estensione ed efficacia della mobilitazione’ è la principale indicazione che emerge da questo documento. Tale capacità conflittuale dovrebbe emergere anche nei rinnovi dei contratti. Infatti tra i firmatari del documento alternativo figura il segretario generale della Fiom, categoria che non ha sottoscritto il recente rinnovo del contratto nazionale di categoria (IT0911029I) interpretando, in questo modo, la linea conflittuale proposta nel documento.

Sono molti, però, anche gli elementi comuni contenuti nei due documenti. Tra questi il giudizio negativo riservato all’azione del governo per contrastare la crisi, il tema della democrazia sindacale (da realizzarsi attraverso il voto vincolante dei lavoratori sugli accordi sottoscritti dai sindacati) e la richiesta di una legge sulla rappresentanza sindacale come antidoto rispetto ad eventuali futuri accordi separati (la legge dovrebbe, infatti, impedire che sindacati non sufficientemente rappresentativi possano firmare accordi di validità generale).

Cristina Tajani, Fondazione Seveso


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